
Blocco del ganglio sfenopalatino: un metodo per ridurre l’emicrania
Soffrire di emicrania non è solo dover imparare a gestire il ripetuto dolore alla testa e tutte le conseguenze invalidanti che ha sulla nostra vita. Spesso significa passare anche una buona parte del nostro tempo alla ricerca di qualcosa che possa farci stare meglio. Una delle terapie in cui spesso si parla su internet ma è meno proposta dai neurologi è quella del blocco del ganglio sfenopalatino.
Meno praticata rispetto alle terapie farmacologiche pare essere molto utile nei casi di cefalea a grappolo e nevralgie. Come tutte le forme di trattamento delle cefalee ha pro e contro e non è detto che sia applicabile per tutte noi. Per questo ancora una volta si rinnovano i pilastri che devono guidare ognuna di noi:
- ricordati che tutto è soggettivo con l’emicrania
- informarsi e aumentare la propria conoscenza è la prima arma contro la Bestia
- sperimenta, sperimenta, sperimenta
Le terapie per la cefalea
La prima cosa da fare in assoluto quando si soffre di una forma di cefalea è sempre quella di rivolgersi ad un neurologo. Il fai da te è estremamente pericoloso e ricorrere ai professionisti è fondamentale.
Come ti ho già detto tante volte la Cefalea Primaria non ha una cura definitiva e quindi ciò che possiamo fare è cercare di stare meglio attraverso terapie preventive che riducano il numero degli attacchi.
Puoi trovare quelle più utilizzate leggendo “Cosa fare per prevenire l’emicrania?”
In seconda battuta possiamo utilizzare farmaci specifici per gestire gli attacchi: triptani, FANS, ossigeno (utilizzato prevalentemente nella cefalea a grappolo), oppiacei fino ad arrivare persino ad anestetici potenti.
Per un approfondimento sui farmaci leggi anche “Farmaci per il mal di testa: come scegliere quello giusto per te”.
E poi c’è il trattamento del blocco del ganglio sfenopalatino.
La nevralgia del ganglio sfenopalatino (GSP)
Scoperta dal Dottor Sluder nel 1908, viene descritta come
un dolore facciale unilaterale alla radice del naso che a volte si irradia verso lo zigomo, dietro l’orbita e si può estendere posteriormente fino alla mastoide e l’occipite. Il dolore è normalmente associato a coinvolgimento del sistema parasimpatico (lacrimazione, rinorrea e/o congestione nasale).
Inizialmente Sluder pensava che tutto fosse originato da un’infezione che dal naso arrivava al GSP irritandolo. Trent’anni dopo il Dottor Eagle ipotizzò che la colpa del dolore risiedesse in deformità intra nasali come le deviazioni del setto o l’ipertrofia dei turbinati. Come spesso accade nel mondo delle cefalee anche qui si andava a caccia di una causa “altra” quando la risposta era nella cefalea stessa.
Oggi la nevralgia di Sluder viene inclusa tra le tipologie di Cefalea a Grappolo, in quanto la somiglianza è molto elevata.
Se vuoi saperne di più sulla Cefalea a Grappollo clicca qui.
Cos’è il ganglio sfenopalatino?
E’ un insieme di nervi localizzato tra il naso e i seni nasali, in vicinanza dell’imbocco della faringe, in una cavità chiamata fossa pterigopalatina.
Misura circa 1 cm di lunghezza e 2 di larghezza. La sua dimensione, posizione e connessioni nervose fanno si che questo sia collegato con diverse parti importantissime per i cefalgici: i seni paranasali, il nervo trigemino, le ghiandole lacrimali e nasali, il nervo facciale, persino il ganglio simpatico cervicale superiore. In parole povere è al centro di un sacco di terminazioni nervose che guarda caso sono “toccate” dagli eventi cefalgici.
Per questo motivo si è pensato che un su blocco estemporaneo possa essere utile per ridurre il dolore e altri sintomi dell’attacco emicranico e della cefalea a grappolo in particolare.
Come funziona il trattamento?
Esistono 3 approcci per raggiungere e bloccare il ganglio sfenopalatino.
Il primo metodo
E’ il più praticato e il più semplice. Consiste nell’introdurre attraverso il naso dell’anestetico applicato su un apposito catetere (immagina un lungo cotton-fioc) e arrivare sino alla zona in cui risiede in ganglio sfenopalatino. La lidocaina, il farmaco più spesso utilizzato, agisce anestetizzando la zona colpita e promette di eliminare il dolore dell’emicrania sia se è in corso sia successivamente.
La procedura non è dolorosa e viene effettuata in entrambe le narici. E se stai pensando che dopo due anni di pandemia tutto questo ti sembra familiare è esattamente così. Anche se ovviamente per praticarlo ci vuole un professionista esperto che sappia fin dove arrivare in profondità.
Il secondo metodo
Consiste in un approccio trans orale utilizzando un ago odontoiatrico e passando attraverso il grande forame palatino. Questo si trova nella porzione posteriore del palato duro, medialmente al bordo gengivario del terzo molare.
E’ un approccio più complesso ma viene utilizzato quando la via nasale non è percorribile (o non lo è più dopo i troppi interventi).
Il terzo metodo
In questo caso si utilizza una guida radioscopica per raggiungere il ganglio sfenopalatino attraverso un approccio intra zigomatico.
In questo caso ci si sottopone ad un’operazione più complessa delle prime due. Il medico dovrà entrare con un ago nella parte anteriore dell’articolazione temporo-mandibolare rilasciando un anestetico locale, per poi inserire l’ago da radiofrequenza nella fossa petrigo palatina. Una volta posizionato l’ago alla giusta altezza verranno indotte delle parestesie nel naso per poi procedere o alla lesione con radiofrequenza continua o alla neuromodulazione con radiofrequenza pulsata.
Questa terza opzione sembra dare risultati più duraturi nel tempo ma è ovviamente anche quella più complessa.
Che risultati da il blocco del ganglio sfenopalatino?
Esattamente come la maggior parte delle terapie di profilassi per l’emicrania il blocco del ganglio senopalatino, secondo i risultati disponibili, ha un successo su circa il 30% dei pazienti. Generalmente le profilassi classiche hanno un successo dopo tre mesi in circa il 35% dei pazienti, solo gli anticorpi monoclonali ( leggi qui per scoprire tutto su questa terapia ) sono arrivati a superare il 70% di successo.
Nel breve periodo, ovvero nel trattamento acuto di emicranie particolarmente dolorose ed acute che sembrano non volersene andare con nulla, questo trattamento ha dato una risposta immediata particolarmente positiva. Nella fase di attacco sembra, secondo uno studio pubblicato su Headache, funzionare nel 55% dei casi. Con effetto durevole almeno 24 ore.
Effetti Collaterali e Controindicazioni del blocco del ganglio sfenopalatino
Se tutto è così favoloso e le percentuali sono così incoraggianti viene da pensare: perché non vi si ricorre più spesso?
Prima di tutto perché è una procedura che, per quanto nei casi più frequenti ( tipo 1 e 2), è ambulatoriale, necessita sempre un appuntamento dal medico. E certamente non può essere utilizzata in modo costante per bloccare gli attacchi.
Per quanto riguarda invece l’utilizzo come profilassi anche questa terapia non è priva di effetti collaterali ed, esattamente come tutte le altre, va valutata con il proprio neurologo. La figura che dovrebbe conoscere al meglio noi e la nostra emicrania. Se il tuo neurologo non corrisponde a questa descrizione prova a guardare su S.o.S Neurologo se tra quelli consigliati da altre emicraniche ne trovi uno giusto per te.
Gli effetti collaterali noti sono: fastidio alla zona del naso (esattamente come coi tamponi per il covid), una sensazione di “addormentamento” della zona (tipo quella che si sente dopo le operazioni dal dentista), vertigini, possibile sangue dal naso, sonnolenza e riduzione o accelerazione del battito cardiaco. Parte di questi sono anche effetti collaterali dell’anestetico utilizzato, la lidocaina, che come farmaco può comunque portare altri effetti collaterali con sè (come da foglietto illustrativo) oltre a quelli della procedura stessa.
Inoltre, il ripetuto ricorso a questo trattamento può alla lunga dare irritazioni e persino dolore alle zone d’ingresso, rendendole così impraticabili e costringendo il medico a utilizzare poi i trattamenti di tipo 2 e 3.
Per concludere
Come dico sempre, e l’ho detto anche all’inizio di questo articolo, la via per la sopravvivenza alla vita con l’emicrania è ampliare la propria base di conoscenza e sperimentare. Per questo la terapia del blocco del ganglio sfenopalatino potrebbe essere una valida alternativa per chi ha già esaurito tutti i tentativi tradizionali e non sa più dove sbattere la testa.
Ma la regola base rimane sempre quella di rivolgersi al proprio medico, valutare insieme il percorso migliore e la fattibilità di ogni trattamento. Ricordando che purtroppo, nel nostro ambito come in molti altri, la magica medicina ancora non c’è ma la scienza è in continua evoluzione. E noi non siamo certo disposte ad arrenderci.
In fine ricorda sempre
Se hai difficoltà ad affrontare tutto questo da sola, se non sai come partire nell’individuazione dei tuoi sintomi premonitori e nella loro gestione o semplicemente desideri un supporto, ti aspetto in Coaching per il Ben di Testa.
Spero di averti dato delle informazioni che possano aiutarti a stare meglio. E se hai trovato utile questo condividilo o invia il link ad un’amica che potrebbe averne bisogno.

