
I diversi tipi di mal di testa: quali sono e come trattarli
Basta, ho mal di testa! Se leggi ad alta voce questa esclamazione non puoi non farlo col tono della pubblicità che ce l’ha sparata nelle orecchie per anni. Gli spot ci mostrano i grandi e rapidi risultati che gli analgesici da banco possono dare se hai mal di testa. Ma questo vale sempre? No, perché purtroppo ci sono diversi tipi di mal di testa.
E se avrai la pazienza di leggere questo articolo fino in fondo potrai capire che la differenza tra un comune mal di testa e una cefalea primaria è pari a quella tra il giorno e la notte. Inoltre, scoprirai che la cosa più saggia che puoi fare per sopravvivere alla convivenza con il dolore cronico è smettere di ragionare in termini di Mal di testa e puntare dritta ai giorni di Ben di Testa. Difficile? Un po’. Per questo ho dedicato la parte finale di questo articolo proprio a quelli che sono i miei consigli per farcela!
Ricorda, non distinguere tra un semplice mal di testa occasionale e una forma di cefalea primaria, magari cronica, può portare a numerosi problemi. Tra i più comuni vi è l’assuefazione a farmaci da banco che l’uno dopo l’altro si rivelano presto inefficaci. Ma anche la mancanza di terapie preventive adeguate e persino il mancato riconoscimento che ciò che si ha non è un male transitorio ma una patologia complessa che va affrontata come tale. E certamente non banalizzata o sminuita ne da chi ne soffre ne da chi ci circonda.
Cos’è il mal di testa?
La cefalea ( mal di testa per gli amici ) è un dolore localizzato al capo o alla parte superiore del collo. E’ causata dall’alterazione dei meccanismi e dei processi fisiologici che coinvolgono le strutture sensibili agli stimoli dolorosi ma non è ancora chiaro il motivo per cui tali segnali vengono inizialmente attivati.
Prima di corrugare la fronte e pensare di essere spacciata sappi che, come dice sempre il mio neurologo, il cervello cefalgico è un cervello sano. Solo trasforma in dolore molti più stimoli rispetto agli altri. Questa banalmente è la differenza tra chi ha sporadici mal di testa e chi invece soffre di una vera forma di cefalea primaria.
La cefalea primaria è una predisposizione genetica a convertire gli stimoli in dolore, il mal di testa è il sintomo doloroso che può manifestarsi anche in chi non ha questa simpatica predisposizione.
Il primo passo per capire se soffri di una forma di cefalea primaria o hai solo qualche episodio di mal di testa (magari dovuto ad altre patologie) è contare il numero degli attacchi. Se superi i 5 attacchi al mese, per più mesi di fila, allora il mio consiglio è fissare l’incontro con un neurologo per valutare bene la situazione e affrontarla sul nascere.
Se non sai come trovare il neurologo giusto ti consiglio di leggere anche “Come trovare il neurologo giusto: il mio metodo”
Capire quale tra i tipi di mal di testa stai affrontando è la base per gestirli al meglio. Ricorda che le cefalee secondarie, ovvero i mal di testa che derivano da un’altra patologia, vanno affrontate diversamente da quelle primarie, in cui il dolore alla testa è la vera e propria patologia.
Secondo l’AIC ( L’Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee ) in tutta Europa la cefalea continua ad essere sottostimata, spesso rimane non diagnosticata e non trattata. Questo accade a dispetto della sua alta prevalenza nella popolazione, soprattutto femminile. Inoltre, in termini di ricerca e fondi siamo ancora molto indietro, nonostante la cefalea crei disabilità, anche gravi, in chi ne soffre, causando danni sociali ed economici.
I tipi di mal di testa: cefalea secondaria Vs cefalea primaria
Come ti ho detto sin dall’inizio la prima cosa da fare è distinguere tra cefalea primaria e secondaria.
Le cefalee secondarie sono tipi di mal di testa che derivano da altre condizioni patologiche dove il dolore è, in pratica, un sintomo.
Alcune di queste possono essere confuse con una primaria molto più facilmente. Ad esempio la sinusite, che causa mal di testa ricorrenti a causa dell’infiammazione dei seni paranasali, o l’otite che, oltre al dolore al capo, porta con se anche sintomi spesso associati all’emicrania come vertigini e nausea.
Ovviamente le cefalee secondarie possono anche essere causate da patologie più gravi, come emorragie celebrali e ictus, ma fortunatamente queste rappresentano solo una piccolissima percentuale di casi.
La regola valida è sempre una: se il mal di testa per te è una novità, si presenta all’ improvviso e in modo estremamente intenso, è meglio sentire con urgenza il proprio medico.
Secondo l’International Headach Society sono otto le categorie di cefalea secondaria:
- trauma cranico o cervicale (ad esempio il colpo di frusta)
- disturbi vascolari cranici (come un ictus)
- disturbi intracranici non vascolari ( come un tumore )
- derivati dall’uso o dalla sospensione di sostanze ( ad esempio il mal di testa da sbornia o quello dovuto all’astinenza per un farmaco di cui si è abusato)
- infezioni ( dalla semplice influenza alla meningite)
- disturbi dell’omeostasi ( come la disidratazione o l’ipertensione)
- dolori facciali causati da patologie delle varie componenti del cranio ( come il terribile male ai denti)
- disturbi psichiatrici
Come districarsi in questo labirinto?
Se non hai ancora ricevuto una diagnosi e noti un aumento dei mal di testa allora è importante rivolgersi ad un medico, meglio se un neurologo. Su come trovare quello giusto io ho un mio metodo ma l’importante è andarci, al massimo si cambia!
Sappi che per capire l’origine e il tipo di mal di testa di cui soffri, dopo un’accurata anamnesi, il neurologo potrebbe indagare ulteriormente attraverso esami del sangue (per escludere infezioni), risonanza o TAC (per escludere lesioni o tumori) e un elettroencefalogramma. Non spaventarti, è la routine.
Se da tutti questi esami sei uscita sana ma ancora con la testa tra le mani, allora anche tu, come me, fai parte delle fortunate che soffrono di cefalea primaria.
Le cefalee primarie devono essere considerate come una patologia a sé.
Non sono scatenate da cause specifiche, uguali per tutte e facilmente identificabili. Il termine “primarie” indica infatti che è inutile perdere tempo a cercare altre condizioni che possano essere la causa delle nostre emicrania.
Se la diagnosi è di cefalea primaria la buona notizia è che il tuo dolore non nasce da qualcosa di peggiore, come ad esempio un tumore al cervello (cosa che, ammettiamolo, tutte abbiamo pensato quando la nostra vita ha iniziato a riempirsi di attacchi di mal di testa sempre più ricorrenti). La cattiva notizia è che sarà più difficile trovarne i fattori scatenanti, perché possono essere molti e correlati fra loro e, soprattutto, variano per ognuna di noi.
Il mio consiglio immediato è quello di non affossarti in pensieri sprecativi quali “perché a me” o “sono sfigata”. Con la nostra patologia si può convivere. Magari non sarà una convivenza sempre facile, ma certamente si possono fare tantissime cose. Ed ogni giorno puoi imparare qualcosa su di te, e sulla tua cefalea, che può aiutarti a gestire al meglio la situazione e ridurre gli attacchi.
Quando a 19 anni ho ricevuto la diagnosi di emicrania cronica non ero certo così filosofica, lo ammetto. Ma anni di lotta e sofferenze (e anche periodi bui di dolore passati a piangere perché non riuscivo a vivere i miei vent’anni come gli altri) mi hanno fatto capire che la cosa più importante per uscire dal loop negativo e puntare al Ben di Testa è conoscere il proprio nemico. Se impari a conoscere la tua Bestia, e come reagisce il tuo corpo agli stimoli esterni, allora ti assicuro che ridurre gli attacchi è possibile.
Per questo partiamo dalle basi: le cefalee primarie più comuni sono emicrania (con e senza aura), cefalea tensiva e cefalea a grappolo. Conoscerle meglio è fondamentale per reagire.
Emicrania senza aura
L’emicrania è probabilmente il tipo di cefalea più diffuso, ed anche quello più confuso con il “semplice” mal di testa. Colpisce circa il 15% della popolazione mondiale e le sue vittime favorite sono le donne. Sembra che su 10 emicranici 8 siano di sesso femminile, una notizia davvero favolosa per tutte noi. Viste queste percentuali trovo sbalorditivo che l’emicrania sia tanto sottovalutata socialmente e che solo nel 2020 in Italia sia arrivato il riconoscimento della cefalea cronica come patologia invalidante.
Quali sono i suoi tratti distintivi?
- Si sviluppa in 4 fasi: Prodromi, Aura (solo nell’emicrania con aura), Attacco e Prodromi
- Il dolore è dolore unilaterale: l’emicrania ti colpisce principalmente alle tempie e all’occhio, interessando una metà del cranio. Può spostarsi da un lato all’altro nel corso dell’attacco.
- Il dolore è pulsante o martellante: la sensazione è quella di avere l’occhio che sembra voler uscire dall’orbita, sollecitato da un ago rovente che ti trapassa il cranio. Esaltante! Fortunatamente non tutti gli attacchi sono così acuti.
- Intensità moderata o forte: normalmente il dolore emicranico non passa inosservato, gli piace bussare alla tua testa con veemenza e peggiorare se solo osi fare qualche movimento (anche quelli banali come piegarsi o fare le scale).
- La frequenza va da pochi episodi l’anno a più volte la settimana, con durata dalle 4 ore ai 3 giorni (se non trattati)
- I sintomi associati più comuni sono: nausea, fotofobia, intolleranza a rumori e odori.
Emicrania con aura
Fondamentalmente l’emicrania con aura è uguale all’emicrania “classica” ma con l’aggiunta in fase di prodromi di un simpaticissimo fenomeno: l’aura.
A dispetto del nome, che mi ricorda sempre i santoni che meditano o Goku che si carica per diventare Supersajan, con questo termine si indicano una serie di sintomi neurologici prevalentemente visivi che si presentano prima del dolore emicranico. Archi di luce frastagliati, bolle nere che oscurano il campo visivo, perdita parziale o totale della vista, scotomi scintillanti.
I modi che ha l’aura di manfestarsi sono tanti e, purtroppo, alcuni di loro possono spaventare davvero, soprattutto le prime volte che appaiono. Devi però ricordare che sono tutti sintomi transitori, e per quanto fastidiosi, spariranno in un arco temporale che va dai 5 ai 60 minuti.
A differenza di quella “classica” questa emicrania è più rara, compare solo del 15% degli individui cefalgici ma questi, in particolare le donne, devono stare più attente. Tra le forme di mal di testa infatti quella con aura è quella che, secondo gli studi di ANRICEF peggiora con l’introduzione della pillola anticoncezionale e addirittura aumenta il rischio di ictus. Ovviamente le percentuali sono basse se le si guarda in senso assoluto, ma è sempre meglio fare attenzione.
Se vuoi saperne di più sull’Aura leggi anche “Emicrania con aura: disturbi visivi e non solo”
Cefalea a Grappolo
Per capire in un solo colpo che questo è il tipo di mal di testa più doloroso che ci sia basta pensare che è anche detta Cefalea da Suicidio. Non che gli altri tipi di mal di testa siano un gran divertimento, ma il dolore intenso e trafittivo di questa particolare forma la rende davvero difficile da sopportare.
La sua intensità è tale da impedire di restare in qualunque posizione fissa e quindi, al contrario dell’emicrania che richiede riposo, porta chi ne soffre ad un forte stato di agitazione. Il dolore colpisce a livello di occhio e tempia ma sempre dallo stesso lato, è molto intenso e può durare dai 15 minuti alle 3 ore.
Il problema che rende così devastante la Cefalea a Grappolo è che gli attacchi sono frequenti e ravvicinati: durante i periodi di grappolo (che posso durare da 2 settimane a 3 mesi) gli attacchi possono arrivare anche tre volte al giorno, in particolare di notte.
Fuori dal periodo del grappolo si ha una remissione totale dei sintomi e si può stare bene anche per mesi interi.
A differenza degli altri tipi di mal di testa, la Cefalea a Grappolo colpisce prevalentemente gli uomini adulti e i fumatori.
Se vuoi sapere di più sulla Cefalea a Grappolo leggi anche “Cefalea a Grappolo: diagnosi, sintomi e terapie”.
Cefalea Tensiva
Tra i tipi di mal di testa questa è quello probabilmente più insidioso. Tra tutti non è certo il più doloroso, anzi, durante gli attacchi spesso si riescono a portare avanti le normali attività. Purtroppo però la Cefalea Tensiva è quella che può durare più a lungo nel tempo, cronicizzandosi, e diventando il rumore di fondo delle tue giornate.
Visto il grado lieve o moderato degli attacchi spesso questa cefalea è sottovalutata, e per questo non trattata adeguatamente. Ne consegue quindi che è più facile far si che si cronicizzi e renda le nostre giornate decisamente difficili.
In questo caso il dolore dipende principalmente per la continua (involontaria) contrazione dei muscoli della nuca, della fronte, delle tempie, del collo e delle spalle, associata a condizioni di tensione. E’ indubbiamente il tipo di mal di testa che principalmente si lega a situazioni di forte stress, ansia o depressione. Oltre che ad una postura scorretta come quella che spesso si tiene alla scrivania. Per questo i soggetti più colpiti sono studenti, insegnanti e chi passa tanto tempo al computer.
A differenza dell’emicrania nella Cefalea Tensiva il movimento è tuo amico. Durante un attacco può accadere che lo svolgimento di alcuni esercizi aiutino ad allentare il dolore perché rilassano i muscoli.
Se vuoi saperne di più sulla Cefalea Tensiva leggi anche “Cefalea Tensiva: sintomi e cure”.
Come riconoscere di che cefalea soffri
Un avvertenza: non c’è una verità assoluta e potresti anche scoprire di soffrire di più tipologie di Cefalea Primaria che si presentano a seconda dei trigger e dei periodi. Per questo il parere di uno specialista è fondamentale per trovare la terapia più appropriata.
Intanto, se non hai ancora ricevuto la diagnosi del neurologo e vuoi provare a capirci qualcosa di più ecco qui alcuni indizi che possono farti capire di quale tipo di mal di testa soffri.
Soffri di Emicrania se…
- Il dolore è pulsante e unilaterale (ricorda EmiCrania sta per metà del cranio!)
- Il dolore colpisce occhio e tempia
- L’attacco peggiora col movimento
- Compaiono sintomi quali nausea, fonofobia, fotofobia
- Vorresti rintanarti in una tana oscura ed ovattata (come chi si rifugia nei bunker mentre fuori imperversa un ciclone)
Soffri di Emicrania con Aura se…
- Ti riconosci nei punti sopra descritti ma prima del dolore vedi puntini, archi luminosi o subisci oscuramenti parziali o totali della vista.
- Prima di un attacco provi debolezza o intorpidimento ad un lato del corpo o del volto
- Vedi cose strane ma non hai assunto LSD e sai che da questa esperienza non verranno fuori canzoni che segneranno la storia ma solo dolore alla testa
Soffri di Cefalea a Grappolo se…
- Passi da periodi di assoluto benessere a periodi densi di attacchi, in un’alternanza che puoi quasi prevedere
- Il dolore è lancinante e trafittivo
- Il dolore è unilaterale, si concentra sull’orbita
- Hai forte lacrimazione all’occhio dolorante
- Hai difficoltà a stare ferma e ti senti presa da quello che mia nonna chiamerebbe “il ballo di San Vito”, ma non altrettanto divertente.
Soffri di Cefalea Tensiva se…
- Il dolore è compressivo-costrittivo, come se ti tenessero la testa in una morsa
- Il dolore è bilaterale
- Trovi sollievo nelle manipolazioni o in alcuni esercizi
- Stai seriamente pensando di crearti un’armatura stile Ironman che ti faccia stare dritta e al contempo ti massaggi così da impedire ai tuoi muscoli di contrarsi così spesso
Cosa scatena gli attacchi?
Ora che hai un’idea di quale tipo di mal di testa ti affligge devi iniziare a pensare a quali sono le cause principali che lo scatenano. Bada bene, non ti sto chiedendo di iniziare una dissertazione scientifica sulla genetica della Cefalea Primaria, ma ti invito a fare mente locale su quali sono le situazioni, i cibi, i fattori ambientali che c’erano quando si è scatenata la Bestia.
Le cause della cefalea non sono ancora del tutto chiare e come ti dicevo è importantissimo tenere un Diario dell’Emicrania che ti aiuti a capire cosa favorisce lo scatenarsi degli attacchi.
Identificare i tuoi trigger principali è il primo passo per il Ben di Testa.
Alcuni dei trigger più comuni sono alimentari (come alcool, cioccolato, insaccati o cibi con conservanti), altri derivano dalle condizioni climatiche (vento, temperatura troppo fredda o calda, arrivo di una perturbazione), altri ancora hanno origine ormonale, posture scorrette o eventi stressanti. La Bestia può presentarsi anche a causa del sonno sregolato, disidratazione e luoghi “pericolosi” in quanto ti espongono a rumori o odori troppo intensi.
Insomma, praticamente tutto può portare ad un attacco di emicrania in linea teorica.
In pratica però ognuna di noi ha i propri fattori scatenanti dominanti. Per esempio io posso imbottirmi di insaccati senza un domani ma devo stare attentissima anche alle dosi più piccole di cioccolata, soprattutto se al latte o carica di zuccheri.
Per ridurre il numero di crisi è fondamentale individuare ed evitare il tuo fattore scatenante. Ma non solo. Sapere quali sono i tuoi trigger principali sarà utilissimo al neurologo per definire una terapia preventiva più corretta e mirata sulle tue esigenze. Calibrare le terapie non è facile, per questo ogni indicazione è preziosa.
Se vuoi approfondire cosa causa la cefalea ti suggerisco di leggere anche “Le cause dell’emicrania: conosci il tuo nemico per batterlo”.
Convivere con il dolore cronico
Sin dall’adolescenza ho sempre avuto più attacchi di mal di testa rispetto agli altri. All’inizio gli si placavano con il moment o la tachipirina. Poi questi han smesso di essere efficaci portandomi a correre in farmacia a chiedere “qualcosa di più”. Ogni volta che la tv proponeva un nuovo farmaco che toglieva il dolore in un lampo. Sono dovuta arrivare ai miei 20 anni, dopo un attacco terribile la sera del 25 dicembre a casa dei parenti del mio moroso, per capire che il mio problema non era transitorio. E che non sarebbero bastati tutti gli Aulin del mondo a risolverlo. Mi serviva l’aiuto di qualcuno di esperto.
Come dicono nei film in cui i protagonisti si ritrovano in cerchio ad una riunione degli alcolisti anonimi “Il primo passo per risolvere un problema, è ammettere la sua esistenza”.
Per chi soffre di Cefalea questo punto è tanto importante quanto difficile. Perché una delle prime cose che devi affrontare quando hai un dolore apparentemente invisibile, che non salta agli occhi come un braccio rotto, è che ancora ad oggi la società che ci circonda è poco propensa a credere a ciò che non vede.
Se soffri di un qualunque tipo di mal di testa devi prepararti ad affrontare, oltre al dolore, anche l’incomprensione degli altri.
L’emicrania è difficilmente comprensibile da chi non ne soffre.
E se è difficile provare empatia verso chi ha segni visibili della propria condizione figuriamoci per chi non ne ha.
Uno dei grossi problemi, particolarmente legato al ritardo nelle diagnosi, è infatti che l’emicrania è stigmatizzata come malattia immaginaria.
Da fuori siamo perfettamente sane quando non abbiamo un attacco. E per molti è difficile comprendere che nel giro di un attimo potremmo spegnerci. Come una batteria dell’auto difettosa che si scarica all’improvviso mollandoci in mezzo all’autostrada. Per questo molte di noi tardano ad arrivare ad una diagnosi o, ancor peggio, non arrivano mai alla prima visita del neurologo.
A volte ci si trova in contesti in cui chi ci circonda non crede che il nostro sia un problema reale, che sia tutto immaginato, una scusa per lavorare meno, oziare o non fare sesso. E, purtroppo, molte di noi finiscono per autoconvincersi che sia cosi. Infatti uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità sull’impatto socio-economico dell’emicrania in Italia afferma che il 77,4% di coloro che soffrono di emicrania non si sono mai rivolti ad un medico per trattarla.
Un passo avanti: il riconoscimento
L’8 luglio 2020 la Cefalea Cronica è stata riconosciuta come malattia sociale invalidante. Un primo passo importante per far uscire i cefalgici dal cono d’ombra dei malati invisibili. Un passo dovuto e necessario perché, a dispetto di quanti non credono che l’emicrania sia una malattia (si, purtroppo ci sono anche questi soggetti in giro), i vari tipi di mal di testa hanno segni visibili molto precisi.
In particolare il dolore cronico ha un impatto, a volte devastante, sulla vita sociale, lavorativa e relazionale di tutti quelli che ne soffrono. Appuntamenti annullati all’ultimo minuto, giorni di lavoro persi, eventi ai quali rinunciamo perché potenzialmente rischiosi, serate in compagnia passate in disparte con la testa tra le mani. In Italia siamo in 7 milioni a soffrire di emicrania ma a volte ancora è difficile far credere a chi ci circonda che “non è solo un semplice mal di testa”.
Il riconoscimento ufficiale è importante anche in vista di un’inclusione delle Cefalee Primarie nella lista delle patologie tutelate dalla legge 104.
Per molti emicranici cronici portare avanti un lavoro con produttività e costanza non è semplice. Vi sono intere platee di datori di lavoro che non credono reale la nostra patologia ma son più propensi a credere di avere a che fare con assenteiste recidive, svogliate e pigre. Nella mia carriera ho incontrato molte persone che hanno provato ad aiutarmi o a mettersi nei miei panni. Ma anche diverse che mi hanno giudicato senza sapere chi sono o che affronto quotidianamente.
Per questo il riconoscimento ufficiale è importante. Non per avere chissà che agevolazioni o privilegi. Ma per avere il “timbro di malati ufficiali” che altro non è se non un’arma in più per combattere il pregiudizio nei nostri confronti.
Accettare non è rassegnarsi
Non possiamo pensare di far accettare (e rispettare) al resto del mondo la nostra patologia se non siamo noi le prime a farlo. Riconoscere il nostro problema, come dicevo, è il primo passo verso la soluzione. Ma questo cosa significa in rapporto ad una patologia che porta al dolore cronico? Rifiutare il dolore è normale. Credo sia parte del nostro basilare istinto di sopravvivenza, ma chiudersi in una stanza buia per paura degli attacchi non è una vera soluzione. E probabilmente la Bestia troverebbe un modo di arrivare comunque.
Accettare la situazione non vuol dire rassegnarsi ad un destino di dolore. Significa imparare a distinguere ciò che puoi controllare e ciò che invece va oltre le tue possibilità. L’emicrania è parte di te, anche riducendo al minimo gli attacchi non scomparirà mai del tutto, è scritta nel tuo DNA. Certo, come compagno di viaggio avrei preferito anche io due gambe lunghe o un intelletto degno di Einstein, ma che ci piaccia o no in sorte ci è toccata la Bestia. Ma non deve essere lei a dominare le nostre giornate. Imparando a conoscerne i principali sintomi e fattori scatenanti, terapie preventive, stili di vita corretti, possiamo avere una vita del tutto normale. Certo, con qualche inevitabile attimo di blackout, ma comunque piena nonostante il dolore.
Se vuoi qualche consiglio su come gestire l’ansia da “oddio mi varrà sicuro un attacco se faccio questo” ti suggerisco di leggere “Emicrania e Ansia: come affrontare la paura di un nuovo attacco”.
Lottare per il Ben di Testa
Per vivere a pieno nonostante l’emicrania e tutte le sue difficoltà ti occorre un cambio di mentalità. Devi passare dal concentrarti sul mal di testa al puntare l’attenzione sulla ricerca del Ben di Testa.
Quando sei abbattuta dal dolore, a letto, in attesa che i farmaci facciano effetto può sembrare impossibile anche solo pensare che esista una vita senza la Bestia. Invece è proprio così. E la cosa più sbagliata da fare è farti condizionare dai giorni di dolore anche nei momenti in cui questo non c’è.
La paura di un attacco molte volte porta ad un carico di tensione che finisce per scatenare l’attacco stesso. Una sorta di profezia auto avverante che ci porta in un loop di negatività da cui uscire è difficile. Lo so che è uno sforzo. Ci ho messo anni a capirlo e ancora oggi ogni tanto ho qualche ricaduta, ma piangersi addosso perché si ha questa patologia non serve a nulla. E non serve nemmeno privarti di tutto ciò che ti piace per evitare ogni possibile rischio.
Impara a conoscere bene la tua cefalea, il tuo tipo di mal di testa e tutte le sue caratteristiche. Segnati i trigger, segui le terapie preventive e uno stile di vita sano e, soprattutto, impara a gestire gli attacchi, cercando di smorzarli sul nascere ed evitare che diventino più dolorosi e duraturi.
Non esiste una ricetta segreta per stare bene. Esistono tentativi, che ognuna di noi ha il dovere di fare per cercare di raggiungere il proprio equilibrio.
Due però sono i consigli che mi sento di darti per vivere al meglio la situazione e non costringere la tua testa (che ha già delle belle gatte da pelare) in pensieri sprecativi inutili:
1. Non farti condizionare
Io non sono la mia malattia. So che un attacco potrebbe venire in qualunque momento, anche se sono stata attentissima a tutto. Ma non posso rinunciare a vivere per il timore di stare male. Credo che accettare questo punto sia la cosa più difficile da fare in assoluto. Come tuffarsi da una scogliera. Fa paura, ma ne vale la pena.
2. Parlane apertamente
Le Cefalee Primarie sono un problema reale. Non devi nascondere la tua sofferenza per paura del giudizio altrui. Non c’è nulla di cui vergognarsi. Non è colpa tua se ne soffri e se il dolore improvviso manda all’aria i piani della giornata (tua e di chi ti sta intorno) pazienza. Se parlerai apertamente con chi ti circonda vedrai che la comprensione aumenterà. Non sai quante volte ho sentito la frase “non avevo idea che la tua vita fosse così”. Informazione e comprensione vanno a braccetto. Certo non sempre, e non da parte di tutti. Ma quelli che non capiscono probabilmente non valgono i nostri sforzi. Le nostre energie sono scarse, dobbiamo davvero sprecarle a lottare contro i mulini a vento?
Comprendere di che tipo di mal di testa soffri, come trattarlo e quali sono le sue caratteristiche principali è il primo passo per stare meglio. Per ridurre i giorni passati a letto con la testa tra le mani. Più di tutto però, occorre che accetti la tua condizione senza diventarne succube. Scegliere di puntare al Ben di Testa, significa non subire il dolore, renderlo una parentesi tra i nostri momenti di felicità, e non viceversa. Indubbiamente non è semplice ma le cose belle difficilmente arrivano senza impegno.
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