
Tutte le forme di mal di testa
Quante volte si sente dire “ho mal di testa”? Tantissime. Spesso chi pronuncia questa frase ha davvero solo un mal di testa, ovvero un dolore transitorio e sporadico che passerà con qualche blando analgesico. Ma nel caso di pazienti con cefalee croniche chiamarlo mal di testa è l’ennesima minimizzazione di un discorso estremamente più complesso.
Come dico sempre, un primo passo per sconfiggere il proprio nemico è quello di conoscerlo. Per questo è importantissimo che chi, come me, si ritrova ad avere mooooolto più di 4/5 episodi al mese (linea di demarcazione tra una persona cronica e una no) è bene che sappia cosa sta affrontando con esattezza. E anche che impari a conoscere le varie sfaccettature di ciò che il resto del mondo chiama banalmente mal di testa ma che per noi sarà una delle varie forme di cefalea primaria che ci è toccata in sorte.
Secondo l’AIC ( L’Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee ) in tutta Europa la cefalea continua ad essere sottostimata, spesso rimane non diagnosticata e non trattata. In termini di fondi e ricerca, malgrado la sua alta prevalenza, la cefalea è tutt’ora trascurata. Questo nonostante crei grande e grave disabilità in chi ne soffre, in quanto causa non solo danni sociali ma anche economici. Indubbiamente il riconoscimento della Cefalea primaria cronica come malattia sociale avvenuto in Italia a luglio 2020 è un grosso passo in avanti. Ma è anche la conferma che solo grazie alla divulgazione e all’informazione si può arrivare ad ottenere un pieno riconoscimento sociale.
Quindi cosa non è “solo un mal di testa”?
Le cefalee primarie si caratterizzano da un dolore ricorrente alla testa per più giorni che non ha una causa organica riconoscibile. Non è legato ad un altro organismo o indice di un malfunzionamento di qualcosa. Come mi ripete sempre il mio neurologo, per quanto sia dura da accettare, “il suo è un cervello sano”.
Proprio perché non ci sono cause esterne al nostro problema la diagnosi esatta del tipo di cefalea di cui soffriamo è importantissima ai fini di una terapia preventiva corretta. Una volta escluso attraverso gli esami che i nostri attacchi possano derivare da qualcosa di “altro” solo un colloquio approfondito con il neurologo consentirà di determinare qual’è la cefalea di cui soffriamo e come procedere per stare meglio.
Ovviamente è più facile a dirlo che a farlo. Il primo problema è trovare un buon neurologo (il mio metodo l’ho raccontato qui). Il secondo è non cadere nella trappola del circolo vizioso di esami inutili, e costosi, volti alla caccia di una spiegazione organica di questa patologia. Purtroppo la cefalea, in quanto primaria, non ha per definizione alcuna causa dimostrabile con le metodiche attualmente a disposizione.
I tipi di cefalea primaria:
Emicrania
La più confusa con il termine “mal di testa” è indubbiamente l’emicrania. Una cefalea primaria dolorosa e debilitante che nulla a che fare con il cugino curabile tramite farmaci da banco. Ad aver vinto questo favoloso premio alla lotteria della vita è circa il 12% della popolazione mondiale. Non poche persone se si pensa quanto questa problematica sia sottovalutata dalla società. Gli attacchi, se non si prendono i farmaci appositi (e a volte tristemente per noi pure se si prendono) possono durare da poche ore ad interi giorni in cui si sperimenta, oltre il dolore, una serie di sintomi associati che caratterizzano questa patologia.
L’emicrania infatti, nel 50% dei casi, è preceduta da prodromi ovvero sintomi premonitori dell’attacco (quali sono e come riconoscerli lo trovi qui) che la anticipano anche di varie ore. Si va dalla sonnolenza, all’irritabilità passando per il desiderio spasmodico di dolci. Una volta comparso il dolore questo non è l’unico sintomo che si prova. Vi è una “favolosa” carrellata di sintomi accompagnatori (di cui ho parlato approfonditamente qui) che costringono chi è sotto l’attacco della Bestia a rintanarsi immobile a letto al riparo da luce e rumori.
Se i farmaci fanno effetto, una volta che il dolore sparisce, l’emicrania non è sconfitta del tutto. Da affrontare restano i postumi che si possono descrivere con: mi è passata sopra una schiacciasassi e ora finalmente torno a respirare. E’ abbastanza evidente quindi che la completa ripresa delle performances psicofisiche é lenta e la sensazione di affaticamento può durare anche vari giorni.
Ecco alcuni indizi per capire che soffri di Emicrania:
- il tuo dolore è pulsante e generalmente unilaterale (zona tempia e occhio)
- il dolore peggiora con lo sforzo fisico
- spesso è associato a nausea e fastidio per suoni e luce
Emicrania con Aura
Una variante dell’emicrania è quella con aura (di cui ho parlato in dettaglio qui). Che non è l’alone di potenza dei combattenti di DragonBall che noi bambini degli anni ’90 abbiamo visto a ripetizione in tv per tutta l’infanzia. Con aura s’intende una serie di sintomi neurologici visivi che si presentano da soli o in varia combinazione e precedono la fase dolorosa di dai 5 ai 60 minuti.
Questa forma di emicrania è decisamente più rara della precedente. Infatti compare solo nel 10-20% degli individui cefalgici. Secondo le ricerche nel 75% dei casi insorge tra i 10 e i 30 anni e nel tempo tende ad attenuarsi se non a scomparire del tutto. Ovviamente, non è una regola ferrea, ma molto spesso accade (come ho già raccontato ad esempio io ne soffrivo da adolescente, poi è scomparsa del tutto).
A dover stare maggiormente attente con questa forma di cefalea primaria devono essere le donne. Secondo gli studi dell’ANRICEF le donne che soffrono di emicrania con aura rischiano non solo un peggioramento delle crisi con l’introduzione della pillola contraccettiva ma anche la possibilità d’incorrere in ictus. Per questo è bene capire se si soffre di questa patologia e come affrontarla.
Ecco alcuni indizi per capire che soffri di emicrania con Aura:
- prima del dolore vedi puntini, archi luminosi o subisci una parziale scomparsa del campo visivo
- provi debolezza o intorpidimento ad un lato del volto o del corpo prima di un attacco
Cefalea Tensiva
Tra le cefalee primarie è certamente la forma più diffusa, tanto che per essere definita cronica bisogna arrivare ad avere un numero superiore a 15 attacchi al mese. Può durare dai 20 minuti ad alcuni giorni ma di norma la sua intensità è minore rispetto all’emicrania. Oltre ad un dolore meno forte nella cefalea tensiva di norma anche i sintomi associati sono meno potenti e non vi è un peggioramento con l’attività fisica. Anzi, può accadere che proprio alcuni esercizi aiutino ad allentare il dolore favorendo il rilassamento dei muscoli del cranio.
Nel caso della cefalea tensiva i trigger più frequenti sono lo stress e la postura errata. Infatti ad esserne più colpiti sono studenti, insegnanti e in genere tutti coloro che passano tanto tempo al computer. Un fattore scatenante nel 40% degli individui, e spesso sottovalutato, è poi la mancanza di sonno che porta all’aumento continuo degli attacchi.
Il problema peggiore della cefalea tensiva è che spesso, soprattutto finché resta episodica, è che rischia davvero di essere creduta solo un mal di testa. E se viene sottovalutata e non adeguatamente trattata rischia il cronicizzarsi (passando spesso per l’abuso di farmaci analgesici). Per questo, ancora una volta, è molto importante capire contro cosa si sta lottando.
Ecco alcuni indizi per capire che soffri di Cefalea Tensiva:
- il tuo dolore è compressivo-costrittivo (come una morsa)
- è bilaterale ( come se si avesse una fascia o un casco in testa)
- migliora con il movimento o con delle manipolazioni
Cefalea a Grappolo
Per capire che non siamo davanti ad un banale mal di testa basterebbe sapere che la cefalea a grappolo (ne ho parlato in dettaglio qui) è detta anche cefalea del suicidio. Questo per il livello di dolore che può provocare in chi ne soffre. Non è che le altre forme di cefalea siano una passeggiata di salute, anzi, ma questa, in termini di intensità degli attacchi, ci tiene al suo primato.
A soffrirne sono maggiormente gli uomini e insorge generalmente tra i 20 e i 30 anni. In questo caso gli attacchi sono concentrati in determinati periodi (detti appunto grappoli) che variano da 2 settimane ad 1 anno. Questi si alternano a fasi di assoluto benessere che possono durare anche più di 14 giorni. Durante il periodo dei grappoli gli attacchi si presentano anche tre volte al giorno, soprattutto di notte, e durano dai 15 ai 180 minuti. In associazione al dolore, che colpisce prevalentemente la zona dell’occhio, si ha lacrimazione, arrossamento, ostruzione nasale, sudorazione. A differenza dell’emicranico, che durante il dolore non riesce a muoversi, chi soffre di cefalea a grappolo durante gli attacchi fatica a stare fermo.
Ecco alcuni indizi per capire che soffri di Cefalea a Grappolo:
- hai un’alternanza tra periodi con tantissimi attacchi e periodi di assoluto benessere
- dolore estremamente severo e di tipo trafittivo
- il dolore è solo unilaterale, prevalentemente nella zona dell’orbita
- durante gli attacchi hai difficoltà a stare fermo e hai forte lacrimazione dell’occhio dolorante
E’ vero, a volte noi cefalgici cronici siamo i primi a dire “ho mal di testa”. Perché è complicato spiegare che si chiama emicrania o cefalea a grappolo o semplicemente perché anni di abitudine ci portano a tagliare corto così per cercare di essere capiti. Ma no, non è solo un mal di testa. E’ una patologia complessa, altamente debilitante, con varie sfumature che vanno comprese bene per essere affrontate nel migliore dei modi. Per arrivare al Ben di Testa forse dobbiamo iniziare a chiamare le cose con il loro nome, o almeno cercare di aumentare la consapevolezza di tutti.
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