
Terapie preventive alternative: cosa c’è oltre i farmaci?
Prevenire gli attacchi di emicrania non è cosa semplice. Come ti ho già detto un milione di volte una giusta alimentazione, sonno regolare e una corretta idratazione possono fare molto ma è sempre fondamentale una terapia di profilassi correttamente impostata con il neurolgo. Se fin ora ti ho parlato di forme di prevenzione farmacologiche è bene sapere che non sono le uniche che potrai trovare nel tuo cammino! Esistono diverse tipologie di terapie preventive alternative che potrebbero esserti proposte dal medico in sostituzione, o in affiancamento, alle altre o che potresti trovare saltellando qua e là su google e sulle quali è opportuno fare un po’ di chiarezza.
Se ti dico sempre che pur di alleviare le mie sofferenze leccherei anche la ringhiera di una scala pubblica, se dicessero che fa IL MIRACOLO, è vero anche che mi documento sempre molto. Questo vale per le cure farmacologiche che ho provato ma anche per quelle alternative che talvolta ho sperimentato, che ho trovato in giro e sono “in lista d’attesa” ed anche per quelle che ho deciso di scartare. Si, perché è vero che testo di tutto ma indago anche tantissimo, come una moderna Sherlock Holmes dell’emicrania!
Tossina Botulinica
A chi è refrattario a molte profilassi negli ultimi anni è stata proposta la somministrazione intracranica della tossina botulinica. Si, proprio quel botulino delle star del cinema, ma questa volta utilizzato per contrastare la produzione dei neurotrasmettitori infiammatori che causano il dolore, distendendo e rilassando i muscoli. Niente faccia alla Miky Rourke ma un possibile miglioramento degli attacchi già dopo la prima seduta. Secondo gli studi il 49,3% dei pazienti dopo il primo trattamento ha avuto benefici. Purtroppo però chi non li ha avuti subito difficilmente (anche se è possibile) li ha avuti poi nelle sedute successive. A favore della tossina botulinica c’è anche che ha quasi nessun effetto collaterale, a patto che sia praticata da un medico esperto. A sfavore? Il costo. Per questo ancora oggi prima vengono consigliate le terapie farmacologiche classiche.
Agopuntura
Tutti ne abbiamo sentito parlare ma provarla è un altra cosa. Come ci sono arrivata io? Da brava scettica quale ero, la me ventenne provava cose giudicate alternative solo se sotto “intenso suggerimento” materno. Quando persino il neurologo a 27 anni mi ha suggerito, oltre la terapia farmacologica, anche delle sedute di agopuntura non avevo più scuse per non tentare. Il risultato? Finché ho fatto le sedute sono stata meglio, innegabile. La cefalea tensiva, che avevo all’epoca oltre all’emicrania, scompariva quasi del tutto con le sedute. E anche l’emicrania da ciclo andava notevolmente meglio. Insomma, attacchi ridotti su più fronti. La cosa non ti deve stupire perché le ricerche confermano quanto mi è successo. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista JAMA International Medicine l’agopuntura si è dimostrata efficace nel ridurre gli attacchi da cefalea tensiva e, anche se in maniera inferiore, anche da emicrania. Il problema nasce dal fatto che il trattamento andrebbe portato avanti per almeno 20 settimane e il costo non è affatto irrisorio. Finite quelle settimane, in molti casi (come il mio) la situazione tende a tornare come prima… nel frattempo però si sta meglio. Che sia il caso d’imparare a fare agopuntura?
Integratori
In abbinamento alle terapie farmacologiche il neurologo potrebbe consigliarti alcuni nutraceutici ovvero sostanze normalmente contenute negli alimenti, o nel nostro organismo, ma assunte in dosi elevate attraverso integratori. Tra i più utilizzati vi sono magnesio, coenzimaQ10, riboflavina e partenio.
- Il magnesio è risultato essere efficace soprattutto nel trattamento dell’emicrania catameniale e nel ridurre la potenza degli attacchi in generale. La controindicazione è che nel tempo possono insorgere effetti lassativi che inducono a fermare la terapia.
- La riboflavina, che non sembra avere effetti collaterali, è invece quella più indicata per chi soffre di cefalea tensiva. Nelle altre forme sembra però essere meno efficace (nel mio piccolo posso dire che confermo).
- Il coenzimaQ10 ha dato ottimi risultati nei soggetti che presentavano una scarsità di questo fattore alla base, addirittura gli studi mostrano una riduzione del 50% degli attacchi se si rientra in questa categoria.
- Se fino al 2002 il partenio non aveva dato grandi risultati, ad oggi sembra invece tornare in auge in quanto nuovi studi hanno dimostrato che è una questione di dosi somministrate ai pazienti.
Un piccolo suggerimento…
Tutti questi nutraceutici, così come le vitamine che spesso ti potrebbero essere suggerite, si possono trovare all’interno di tantissimi prodotti commerciali ( dal MigraSol, al Kuzik, all’AuraStop solo per citare alcuni che ho provato). Il loro pregio è che sono di facile reperibilità e che spesso combinano più fattori. E magari uno di questi è il cocktail giusto per te. Il contro è che sono costosi e le terapie alternative, ancor più che quelle farmacologiche, vanno fatte per lunghi periodi prima di vedere dei risultati concreti. In questo caso posso darti il suggerimento che mi ha dato il mio neurologo, si può chiedere in farmacia di fare una preparazione galenica specifica di ciò che ci serve. Nel caso della riboflavina, che ho preso per circa 6 mesi, mi ha aiutato ad abbatterne un po’ i costi.
Queste sono alcune delle terapie alternative più probabili che potrebbe suggerirti il neurologo in alternativa o in abbinata a quelle farmacologiche. Ma googolando si trova molto di più e non sempre è facile sapere se è qualcosa di affidabile. Togliamo un po’ di dubbi sulle cose più recentemente dibattute…
Heart Rate Variability e Biofeedback
La HRV rappresenta l’indice della variabilità della frequenza cardiaca in risposta a fattori particolari quali il ritmo del respiro, stati emotivi particolari, grado di rilassamento, pensieri negativi. Recenti studi stanno prendendo in considerazione questo fattore come indicatore dello stato di benessere psicofisico dell’individuo. Un ritmo cardio-respiratorio sballato potrebbe essere il segnale che i due rami del Sistema Nervoso Autonomo non sono sincronizzati tra loro e quindi portano a malfunzionamenti. Un esempio? L’emicrania dovuta a stress. Secondo queste ricerche un lavoro mirato al potenziamento dell’HRV, coadiuvato dall’azione della tecnica del biofeedback, potrebbe ridurre i livelli di stress e quindi avere un effetto positivo anche sulla cefalea. Sempre ricordando che la cefalea primaria è una condizione genetica e che le cause scatenanti sono molteplici (magari lo stress fosse il nostro unico problema!!!), tutto ciò che ci aiuta ad abbassare i livelli di stress può essere interessante da provare. Provare ad eliminare una causa è comunque un buon risultato.
Dispositivi elettronici
Su google si trovano poi vari dispositivi innovativi, dal cerotto elettronico che promette di spegnere il dolore, al più famoso Cefaly di cui ho letto su mille e un forum. L’idea è quella di creare dispositivi che producano micro impulsi che aiutano sia a prevenire che a trattare gli attacchi. Come tutte le terapie che abbiamo a disposizione noi emicranici non c’è sicurezza che funzionino, possiamo trovare recensioni entusiaste o devastanti, esattamente come per i farmaci o gli integratori. Perché? Perché la nostra è una patologia soggettiva e non c’è nulla da fare se non sperimentare. La cosa comunque positiva è che la scienza s’impegna per noi su più fronti.
Daith Ear Piercing
Se come me ti sei imbattuto in questo nome facendo ricerche su google in una notte in cui disperatamente volevi qualcosa che attenuasse il dolore che stavi provando ti tolgo ogni dubbio subito: non esiste evidenza scientifica alcuna sul fatto che il daith piercing sia una valida terapia preventiva contro la Bestia. Il Dottor Mauskop del New York Headache Center ha svolto ricerche in merito e affermato che, benché l’idea alla base (ovvero la similarità con l’agopuntura e il punto di pressione nell’orecchio) sia buona, con il piercing si sta praticando un buco nella cartilagine e non una pressione continua. Secondo il Mauskop, chi ha ottenuto risultati probabilmente lo deve all’effetto placebo. Anche se va riconosciuto che anche questo effetto, in malattie come la nostra, può essere importante.
Come avrai capito districarsi tra le terapie alternative non è cosa facile, e vi sono aggiornamenti continui. Questa mini guida vuole essere un punto di partenza. Un modo rapido per capire cosa ha da offrire il panorama attuale e quanto ancora si può migliorare. Impegno in un corretto stile di vita, terapie preventive farmacologiche, e alternative, sono fondamentali per aiutarci ad uscire dal buco nero nel quale la Bestia ci caccia. Provando e riprovando troveremo al soluzione giusta per noi. L’importante è non mollare mai! 🙂
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