
Diagnosi precoce, questa è la prima regola!
Visto che passo metà della mia esistenza con la testa tra le mani, o quantomeno con un lato della testa che poggia ciondolante da una parte, praticamente tutti quelli che mi conoscono sanno che soffro di emicrania e mi hanno visto durante un attacco. Posso celare più o meno bene i sintomi, a seconda della loro gravità ovviamente, ma quasi tutti hanno visto (se hanno voluto vederlo davvero) che cos’è un attacco di emicrania. Per lo stesso motivo la maggior parte delle persone che mi conoscono sanno la mia diagnosi, che farmaci prendo, che cure faccio, perché le faccio, che dieta seguo, se qualcosa funziona o non funziona. Certo, che davvero mi stiano ad ascoltare è poi tutto un altro film.. però io non faccio mistero della mia condizione con nessuno.
Anzi, è stato proprio il fatto che ne parlo da sempre apertamente che ha spinto molti che hanno qualche sintomo a rivolgersi a me per saperne di più sul mirabolante mondo dell’emicrania. E io da brava cicerone del mal di testa illustro tutte le meraviglie di questo labirinto fatto di buchi neri di dolore, medicine dai variegati effetti collaterali e altalene di fattori scatenanti che ancora fatichiamo a comprendere dopo anni di convivenza forzata con questa malattia.
C’è però una cosa che dico a tutti, da subito.
E lo dico anche all’inizio del blog nel mio manuale di sopravvivenza iniziale. Se avete più di 5 attacchi al mese, in modo continuativo, non fate gli struzzi! Non pensate che poi andrà meglio, che poi passa, me la cavo ancora con il moment allora festa grande!
No, andate dal medico e fatevi prescrivere una bellissima visita dal neurologo. Meglio scoprire che era una fase transitoria della vostra vita e che non siete cronici come me che sbagliare, a lungo, imbottendovi di farmaci che alla fine non conteranno nulla e alzeranno solo il livello di tolleranza verso le medicine.
Questo ve lo dico perché ci sono passata, se avete letto le puntate precedenti lo sapete già, ci ho messo diversi anni ad accettare che se tutti i farmaci da banco possibili ed immaginabili non facevano più effetto non erano loro a fare tutti schifo, ero io che non rispondevo più perché la mia patologia non si curava con quelli. E’ come provare a spegnere un incendio con lo spruzzino per i vetri…
Non mi stancherò mai di sottolineare questo punto anche perché come specifica l’Istituto Superiore di Sanità nello studio l’ Impatto Socio-Economico dell’emicrania in Italia
Il 77,4% dei pazienti non si è mai rivolto ad alcun medico per la propria emicrania.
E da ciò ne consegue che solo il 6,3% degli emicranici tratta l’attacco acuto utilizzando farmaci specifici ben più efficaci, come ad esempio i triptani.
Quindi per riuscire a non intossicarci di farmaci a caso è fondamentale ricorrere ad una diagnosi tempestiva. Senza scuse, il problema non si risolverà da solo, purtroppo per noi.
Come facciamo però a capire se quello di cui soffriamo è solo un periodo di forte stress o soffriamo di emicrania?
Ho provato a riassumere alcune delle caratteristiche tipiche delle patologie croniche che potrebbero mettervi qualche dubbio così da capire se rientrate o meno in questo schema:
Vi riconoscete in una di queste colonne? Benvenuti nel club! Avete vinto un giro dal neurologo!
Se invece non vi ci ritrovate è un ottima notizia per voi! Probabilmente il mal di testa che state sperimentando ultimamente (tanto da avervi indotti a leggere tutto questo predicozzo) è “solo un mal di testa” e può essere dato dallo stress o da un momento particolarmente intenso della vostra vita.
Se purtroppo ricadete nelle dolorose casistiche sopra riportate il mio secondo consiglio è quello di tenere subito un diario del mal di testa. Annotare quando viene un attacco, come vi colpisce, quanto dura e cosa ipotizzate lo abbia scatenato può essere utile un domani per il vostro medico per capire che approccio terapeutico affrontare con voi. E fidatevi, non è cosa da poco visto che la nostra è una patologia dove spesso si va per tentativi.
Andare alla prima visita dal neurologo con un diario dei vostri episodi aiuterà il dottore prescelto a fare una diagnosi migliore e, si spera, più accurata.
Ricordo ancora la mia prima visita.
Si teneva in un piccolo ambulatorio dell’ospedale Molinella, paesino della bassa bolognese dove d’estate abbiamo zanzare grandi come elicotteri settati per la Guerra del Golfo). Quando il neurologo di turno mi controllò vari parametri fisici e, per la prima volta in vita, mia provai “il gioco” del martelletto per i riflessi mi divertii un sacco. Sul momento la cosa mi aveva fatto molto ridere perché mi sembrava di stare in un cartone animato in cui la gamba sfugge al tuo controllo e saetta in avanti imbizzarrita ma successivamente scoprii che tutto il suo indagare era volto ad escludere che i miei mal di testa fossero correlati ad altre patologie. Tutto meno spassoso, vero?
Ovviamente per escludere proprio ogni dubbio un secondo neurologo (se nella vostra vita di emicranici ne beccate uno validissimo al primo siete davvero fortunati) mi ha prescritto anche la risonanza magnetica, una mezz’ora dentro un tubo con musica da rave… alla fine è stata quasi divertente. Quasi…
Da lì in poi ogni neurologo che mi ha visto ha aggiunto un piccolo tassello ad un puzzle che oggi ha portato ad una terapia preventiva che ha diminuito la potenza dei miei attacchi e, attualmente, grazie a tutte le cose che sto mettendo in atto, anche la loro frequenza.
Ma tutto ciò da dove è partito?
Dall’essermi decisa ad affrontare la mia malattia. La diagnosi è importante perché è IL punto di partenza per il miglioramento. Senza di essa continueremo a brancolare nel buio di una malattia dove anche i grandi esperti faticano a intravvedere la luce alla fine del tunnel.
Il percorso sarà arduo, sarà tortuoso, e forse a volte si finirà in un vicolo cieco.
D’altronde si dice che il difficile stia proprio nel cominciare 😉

