
Le cause dell’emicrania 4: fattori ambientali
Tra le cause di emicrania importanti sono i fattori ambientali. Dopo i fattori climatici, quelli fisici e quelli dettati dalle nostre routine quotidiane rimangono per me fatali i tanti, tantissimi fattori ambientali che possono incidere negativamente sulle nostre giornate e portarci in modo rapido e ineluttabile verso il dolore.
Questi fattori possono essere divisi in due macro categorie, la prima è senza dubbio quella legata ai
Fattori sensoriali: rumori, luci, odori
Avere un cervello che trasforma gli stimoli in dolore ci rende ipersensibili a un sacco di cose. Per me la medaglia d’oro la conquista il rumore!
La fonofobia è il fastidio a rumori, suoni che normalmente non sono disturbanti. Si verifica nel 70-80% dei pazienti con emicrania durante un attacco acuto.
Ora mentre scrivo in sottofondo c’è una fantastica playlist di spotify a base di jazz che è come balsamo sulle mie irritabili tempie. L’altra mattina però in fila dal dottore per il certificato (se sto a casa da lavoro è lì che mi devo trascinare morente per giustificare la mia assenza) mi sono imbattuta nel nemico numero uno tra i fattori sensoriali: il rumore fastidioso. Una porta cigolante, effetto unghie sulla lavagna misto trapano del dentista, accoglieva la moltitudine dei pazienti nella sala d’attesa dei medici. La mia permanenza nella sala d’aspetto è stata di 35 minuti, poco contando la media del luogo, un’eternità contando che saranno entrate circa 12 persone e ad ognuna di esse è corrisposto un aberrante suono che mi ha trafitto il cranio. Se non fosse che avevo già mal di testa è certo che mi sarebbe venuto. Certissimo.
Il rumore però non è l’unico nemico.
Sul mio personale podio dei “cattivi” tra i fattori ambientali-sensoriali al secondo posto metto la luce. Se ce n’è troppa o, ancor peggio, troppo poca, il disastro si compie. Non posso stare in un luogo con luci al neon sparate in faccia, ma nemmeno troppo a lungo tra luci soffuse o il mio caro cervello, per lo sforzo, manderà un grandioso S.o.S a forma di emicrania. Ovviamente la luce ci è nemica anche durante gli attacchi. In questi casi basta un led microscopico, come quello del carica batterie del telefono, a farci partire fitte lancinanti e desiderio di estrema unzione.
Terzo gradino del podio per gli odori.
Per quanto mi riguarda non tanto quelli sgradevoli quanto più i profumi. Il mio tempo di permanenza massimo in una profumeria è di 7 minuti, dopo di che devo fuggire. Al terzo cartoncino per sentire le fragranze il rischio è già vicino all’allarme rosso. Sperimentare nuove essenze è diventato estremamente complesso. Ormai mi son rassegnata a portare a casa campioncini che provo nell’arco di più giorni così da ridurre i rischi. Si, perché se poi il profumo testato è troppo forte, troppo dolce, troppo carico, troppo speziato, troppo agrumato, troppo all’incenso, troppo alla vaniglia, insomma, troppo..beh se è troppo allora è ovvio che sarà distruttivo. Quindi meglio provarlo in un luogo sicuro, a portata di letto.
La seconda categoria dei fattori ambientali è quella che io chiamo
I luoghi rischiosi
Questi sono i luoghi dove sappiamo di andare a nostro rischio e pericolo, consci che sfuggire ad un attacco è estremamente arduo.

Se è banale annoverare tra i posti pericolosi (nemmeno fossero vasche piene di piranha) gli stadi, i concerti, i cinema e i teatri, o più in generale tutti i luoghi chiusi ed affollati dove rumore e caldo si incontrano, lo è meno includere in backlist dentista e parrucchiere.
Vuoi per le posizioni scomode che dobbiamo assumere per lungo tempo, vuoi per i rumori o per la tensione che (almeno per me) dal dentista si prova sempre, è difficile che io riesca ad uscire da quel luogo senza ritrovarmi dopo 10 minuti ad ingurgitare un auradol. Lo stesso vale per il parrucchiere, che sicuramente non mi genera tensione, ma forse ha una combinazione di posizioni-rumore-calore non favorevole… chissà! Inoltre ho notato che un’arma di distruzione di massa per emicraniche che usano i parrucchieri sono le mollette per le acconciature. Al matrimonio della mia miglior amica, dov’ero testimone, mi sono fatta fare (giuro solennemente che non accadrà mai più) una bellissima super acconciatura che mi ha tirato tantissimo la testa… mi sono salvata dal KO totale solo grazie al difmetrè effervescente di cui conservavo ancora una scorta!!! Ad ogni modo senza la mia pulizia dentale due volte l’anno non posso stare e nemmeno senza i capelli sistemati ogni tanto.
Purtroppo, nei luoghi rischiosi devo includere anche la spiaggia.
Nonostante ciò la frequento appena posso. Vivendo in Emilia-Romagna d’estate l’afa è con me sia che sia vada in Riviera sia che stia a Bologna nel mio giardino, quindi tanto vale assumersi il rischio e godersi un po’ di mare (con protezione e ombrellone). Meglio emicranica ed abbronzata che emicranica e sbiadita! Stesso discorso vale per la montagna. L’altitudine è certamente un fattore trigger.
Spesso anche chi non è emicranico dice di sentire la testa “come in un palloncino” quando si arriva in alta montagna, figuriamoci noi! Però sciare è una delle mie passioni, e non esiste che io rinunci a una cosa che amo tanto per la paura di un attacco. E se viene? Pazienza, il gioco valeva la candela.
Sono sicura che questa lista di luoghi non è esaustiva, ma sono sicura siano tra i fattori ambientali principali causa di emicrania.
In linea generale però credo che sapere prima se andiamo incontro ad un pericolo ci renda più facile affrontarlo. Come emicranici siamo abituati ad uscire di casa con il kit di primo soccorso per gli attacchi, ma più si è preparati meglio è.
E poi potremmo essere stupiti positivamente! Il 1 Dicembre, ad esempio, sono stata al concerto di David Guetta qui a Bologna, durante la serata ( e vi assicuro che di rumore, luci e caldo ce n’era parecchio) non ho avuto nemmeno un accenno di attacco ed è stato magnifico. Certo avevo timore che la bestia spuntasse fuori, ero pronta a soffrire come la volta del concerto di Radio Deejay, ma così non è stato. Ho rischiato e per quella serata ho vinto e n’è valsa la pena.
La storia è parzialmente a lieto fine visto che alle ore 5.30 del mattino mi sono svegliata con un’emicrania terribile, ma per quella serata sono stata libera e ho visto il concerto che volevo.
Insomma, il vademecum “cosa ci scatena gli attacchi?” che ho tracciato sin qui vuol essere una mini guida che ci aiuti a ridurre il numero di episodi riducendo l’esposizione a ciò che ci danneggia, ma non per questo dobbiamo rinunciare a fare ciò che ci piace. Semplicemente, se sappiamo cosa rischiamo, sappiamo valutare se il gioco vale la candela. E probabilmente, se con la giusta routine giornaliera e la giusta terapia avremo ridotto il numero delle emicranie mensili, magari qualche azzardo per il concerto del cuore o una giornata in spiaggia con gli amici sarà più facile da affrontare.

