
Le cause dell’emicrania 3: le nostre routine
Quali sono i fattori scatenanti dell’emicrania che incidono fortemente sulla nostra routine giornaliera e che quindi aumentano esponenzialmente la possibilità di avere attacchi? L’alimentazione e il sonno.
Ho già preso in esame i fattori climatici, per i quali possiamo solo rassegnarci o emigrare in un luogo ideale con temperatura mite costante, clima moderatamente secco, nessuno sbalzo di pressione, vento quasi assente ma non nullo da rendere l’aria toppo calda, soleggiato per gran parte del tempo ma non eccessivamente luminoso da darci fastidio… ah ah ah.
Ho poi parlato dei fattori fisici che possono scatenare gli attacchi e che, parzialmente, possiamo tenere sotto controllo. O quantomeno sappiamo cosa aspettarci se decidiamo di saltellare per ore come Tigro l’amico di Winnie the Pooh o ci avviciniamo ai giorni X del nostro calendario ormonale.
Ma forse su questi fattori che incidono sulle nostre routine qualcosa in più possiamo fare.
L’alimentazione
Una delle prime cose che il neurologo mi ha spiegato è che l’emicrania è strettamente correlata ai picchi glicemici. Pertanto una cosa che noi non dovremmo MAI fare è saltare un pasto. Normalmente questo non sarebbe un problema, ma lavorando col pubblico mi sono accorta che rispettare il ritmo delle merende è molto difficile, impossibile in certi giorni, e così, guarda caso, molte delle mie emicrania insorgono nella fascia pre-pranzo quando probabilmente ho un calo di zuccheri potente. Spesso tra un cliente e l’altro infilo la pausa frutta o crakers, ma non è facile mangiare quando ti fissano sulla porta dell’ufficio.

Quando il neurologo parlava di picchi glicemici però, la mia testolina inesperta e non laureata in medicina, immaginava il salto dei pasti da un lato e, dall’altro, l’eccesso di zuccheri tipo lo sfondarsi di brioches o dolci (cosa che io amo alla follia). Ecco, sappiate che in realtà non è solo questo che s’intende con evitare i picchi glicemici. Pensavate per caso ci fosse qualcosa di semplice? Per un emicranico? Arrivati sin qui dovreste aver capito che è come gli Hunger Games.
Per una corretta dieta che tenga costante il livello di glicemia e ne eviti gli sbalzi sono stata indirizzata da un nutrizionista prima e una dietologa poi che mi hanno creato una dieta su misura per chi deve tenere la glicemia bassa e costante…un po’ come i diabetici diciamo.
Pertanto addio mio amato zucchero, addio dolci, addio farina bianca, addio riso (ma voi lo sapevate che era una roba tanto glicemica???), addio formaggi e insaccati, addio robe buone insomma. Benvenuto integrale, stevia, sciroppo d’acero, latte scremato e senza lattosio, prodotti zero zucchero (e a volte zero sapore) e cotture leggere. Ecco, qui vorrei inserirvi un audio del mio cuore che va in pezzi e singhiozza…ma ve lo risparmio, che mi sa che soffrite abbastanza pure voi.
La mia dieta prevede dosi per ogni cosa, così da evitare gli eccessi in caso di sgarro e darmi modo di nutrirmi senza rischi anche se esco a cena fuori.
E’ difficile, ma fattibile, e questa cosa dei “limiti” su ogni cibo mi sta dando modo di capire cosa mi fa scatenare di più l’emicrania. Ad esempio, il riso è veramente è un brutto soggetto! Mentre l’integrale o il basmati sono consentiti, il riso normale ha un indice glicemico troppo alto e va evitato o quantomeno, ridotto. E come fa una mangiatrice compulsiva di sushi come me? Quando proprio cedo alla voglia di giapponese mi devo fermare a un massimo di 10 pezzi di sushi contenenti riso. Non uno di più o sono spacciata. Se vado oltre l’emicrania è assicurata. Ovviamente non devo abbinarci spaghetti di riso o simili..la mia emicrania mica la inganno così facilmente!
Come potete immaginare invitarmi a cena è divertente. Ormai ho fatto un file con le indicazioni più importanti e le distribuisco a chi cucina per me regolarmente, così non ci sono problemi. Qualche risultato sulla continuità lo sto vedendo ma, soprattutto, sto imparando molti alimenti trigger. Nel mio caso il riso e le prugne mature sono spesso molto più fatali di cioccolato e alcol, i primi due elementi che vengono messi nella blacklist degli emicranici.
Qui trovate un po’ di dettagli di quelle che sono state le indicazioni fornitemi.
Il secondo importantissimo fattore che regola le nostre giornate è
Il sonno
Ricordo benissimo uno dei primi colloqui col neurologo quando mi chiese “lei signorina ha il sonno regolare?”. D’intinto risposi certo. Ripensandoci mi dico, a vent’anni cosa vuol dire avere il sonno regolare? L’università è quel magico periodo in cui potresti iniziare le lezioni un giorno alle 9 e uno alle 11, oppure averle solo di pomeriggio. E sicuramente pensare di stare a casa tutte le sere, se la mattina dopo puoi dormire un po’ di più non è un’opzione allettante. Ovviamente avevo sottovalutato la domanda che mi aveva posto e il mondo sotteso a quella domanda.
Si, perché il ritmo sonno-veglia per quelli come noi è super importante, dormire meno delle canoniche 8 ore aumenta il rischio di un attacco in maniera esponenziale. Così oggi sto attenta ad andare a letto vero le 23 perché la sveglia per il lavoro è alle 7 in punto.
E quando decido di posticipare la sveglia?
Uh che errore madornale… già è un errore perché la giornata parte in salita, alla rincorsa di un tempo che ho già perso in partenza. Inoltre, restare a letto 20 minuti in più a sonnecchiare può costare un attacco che poi si trascina per ore, invalidando alla fine un’intera mattinata.
Ovviamente in questo tranello si cade più spesso nel weekend, quando i ritmi si sballano più facilmente e rispettare le 8 ore di sonno è più difficile. Il trucco per sopravvivere? Essere diligenti. Imposto sempre la sveglia così da non indugiare troppo nel letto e cerco di regolarmi per coricarmi in base all’ora del risveglio. Immagino la mia vita tipo quella dei marines in missione, durante gli studi lessi che se hanno un ora per dormire sanno spegnersi all’istante per sfruttare il momento e recuperare le energie.
Bene, se mancano 8 ore alla sveglia m’infilo a letto e mi spengo immaginando il mio cervello come una pagina bianca, è una cosa così noiosa che in pochi minuti crollo. Ognuno ha il suo trucco, certamente imbottirsi di tv e chiedersi come mai non ci si addormenta come fa il mio moroso non è il metodo migliore a mio avviso.
Sono sicura che l’idea di un ritmo così regolare e probabilmente rigido non è entusiasmante ai più, però questa cosa mi sta consentendo un maggior numero di giornate positive e quindi vale la pena provare. Cosa avete da perdere?


2 commenti
DOMENICO FRANCESCO PANETTA
Ottimo blog ! Possiamo apprendere, in modo spiritoso e ironico, qualcosa in più su questa dannata malattia
Giulia_ATuttaTesta
Grazie mille 🙂 l’intento è proprio questo, cercare di far comprendere qualcosa in più su una patologia davvero maledetta!